International Dialogue: Bari 1987
Fede, Sacramenti e Unità della Chiesa

(1) Dopo la nostra riunione di Monaco nel 1982 e secondo il piano stabilito nel 1980 dalla nostra Commissione durante la sua prima riunione di Rodi, l'attuale quarta sessione della Commis­sione ha iniziato lo studio del rapporto tra fede e comunione sacramentale.

(2) Secondo quanto è stato stabilito nel piano del nostro dialogo, approvato a Rodi, l'unità nella fede è un presupposto per l'unità nei sacramenti e specialmente nella santa eucaristia. Ma questo principio, accettato in comune coinvolge alcuni punti fon­damentali che esigono considerazione. La fede si esaurisce nell'a­desione a delle formule o è anche qualche cosa d'altro? La fede, che è un dono divino, deve essere compresa come un impegno del cristiano, impegno della sua intelligenza, del suo cuore e della sua volontà. Nella sua realtà profonda, essa è anche un evento eccle­siale, attuato e compiuto nella comunione della Chiesa e attraver­so di essa, nella sua espressione liturgica e specialmente eucaristi­ca. Questo carattere ecclesiale e liturgico della fede dev'essere preso in seria considerazione.

(3) Dato questo carattere fondamentale della fede, bisogna garantire che essa venga considerata come una condizione prelimina­re, di per sé già esauriente della comunione sacramentale, e da que­sta accresciuta, come espressione della vita della Chiesa e mezzo di crescita spirituale di ciascuno dei suoi membri. La questione va po­sta per evitare un accostamento errato al problema della fede, inte­sa come condizione per l'unità. Tuttavia non dovrebbe servire a of­fuscare il fatto che la fede è condizione e che non c'è comunione sacramentale senza la comunione nella fede, sia nel suo senso più vasto e sia nella sua formulazione dogmatica.

(4) Seguendo il piano del dialogo, nelle nostre riunioni, oltre alla questione della fede, presupposto della comunione sacramen­tale e in stretto rapporto con essa, abbiamo preso in esame anche il rapporto dei sacramenti cosiddetti dell'iniziazione — battesimo, confermazione o cresima ed eucaristia — fra di loro e in rapporto con l'unità della Chiesa. A questo punto, poiché la pratica liturgi­ca e la dottrina sono legate fra di loro, é necessario esaminare se le nostre due Chiese si differenziano solo nella pratica liturgica o an­che nella dottrina. Questi tre sacramenti vanno considerati come una sola realtà sacramentale, oppure come tre atti sacramentali autonomi? Ci si deve anche chiedere se una differenza fra le due tradizioni, nella pratica liturgica circa i sacramenti dell'iniziazio­ne, sollevi un problema di divergenza dottrinale, che potrebbe essere considerato come un serio ostacolo all'unità

I. Fede e comunione nei sacramenti

(5) La fede è indissociabilmente un dono di Dio che si rivela e una risposta dell'uomo che accoglie questo dono. Si tratta di una sinergia tra la grazia di Dio e la libertà umana. Il luogo di questa co­munione è la Chiesa. In essa la verità rivelata è trasmessa secondo la tradizione degli apostoli, sul fondamento della Scrittura, attraverso i concili ecumenici, la vita liturgica, i padri della Chiesa, e viene po­sta in atto dai membri del corpo di Cristo. La fede della Chiesa co­stituisce la norma e il criterio dell'atto di fede personale. La fede non e il frutto di elaborazione e di necessità logiche, ma è il risulta­to dell'influsso della grazia dello Spirito santo. L’apostolo Paolo ha ricevuto la grazia "nell'obbedienza della fede" (Rm 1,5). San Basilio afferma in proposito: "La fede precede i ragionamenti su Dio; la fe­de e non la dimostrazione. La fede, poiché e al di sopra dei metodi logici, conduce all'assenso. La fede non nasce da necessità geome­trica, ma dalle energie dello Spirito" (Commento al Salmo 115,1).

(6) Ciascun sacramento presuppone ed esprime la fede della Chiesa che lo celebra. Infatti, nel sacramento la Chiesa fa qualco­sa di più che confessare ed esprimere la sua fede: essa rende presente il mistero che celebra. Lo Spirito santo rivela la Chiesa come corpo del Cristo che egli costituisce e fa crescere. In questo modo la Chiesa, attraverso i sacramenti, nutre e sviluppa la comunione di fede dei suoi membri.

1. La vera fede e dono divino e libera risposta dell'uomo

(7) La fede è dono dello Spirito santo. Mediante la fede Dio concede la salvezza. Mediante la fede, l'umanità trova accesso al mistero di Cristo, che costituisce la Chiesa e questa lo comunica me­diante lo Spirito che l'abita. La Chiesa non può fare altro che tra­smettere ciò che la fa esistere. Ora, non vi è che un unico mistero di Cristo e il dono di Dio è unico, integrale e senza ripensamento (cfr. Rm 11,29). Per quanto riguarda il contenuto la fede abbraccia la to­talità della dottrina e della pratica della Chiesa sulla salvezza. Il dog­ma, il comportamento e la vita liturgica si intrecciano in un tutto unico e costituiscono insieme il tesoro della fede. Sottolineando in modo evidente il collegamento tra gli aspetti teorici e pratici della fede, san Giovanni Damasceno afferma: "Questa [fede] è resa per­fetta da tutto ciò che Cristo ha decretato, la fede dalle opere, dal ri­spetto e dall'osservanza dei comandamenti di colui che ci ha rinno­vati. Infatti, chi non crede secondo la Chiesa cattolica o che mediante azioni errate è in comunione con il diavolo, è un infedele" (De fide orthodoxa 4,10,83).

(8) Dono di Dio, la fede che la Chiesa annuncia e proclama­ta, vissuta e trasmessa in una Chiesa locale visibile e in comunione con tutte le Chiese locali diffuse nel mondo, e cioè con la Chiesa cattolica di tutti i tempi e in tutti i luoghi. L'uomo è inserito nel corpo di Cristo mediante la koinonia con questa Chiesa visibile che, con la vita sacramentale e la parola di Dio, nutre la sua fede e per essa lo Spirito santo agisce in lui.

(9) Si può dire che, in questo modo, il dono della fede esiste nell'unica Chiesa, nella sua situazione storica concreta, determi­nata dall'ambiente e dal tempo, quindi in tutti e in ciascuno dei credenti sotto la guida dei loro pastori. Attraverso il linguaggio umano e sotto la varietà delle espressioni culturali e storiche, l'uo­mo deve rimanere sempre fedele al dono della fede. Non si può certo pretendere che l'espressione della vera fede, trasmessa e vis­suta nella celebrazione dei sacramenti, esaurisca la totalità della ricchezza del mistero rivelato in Gesù Cristo. Tuttavia, pur nei li­miti della sua formulazione e delle persone che l'accolgono, essa dona l'accesso alla verità integrale della fede rivelata e, cioè, alla pienezza della salvezza e della vita nello Spirito santo. (10) Secondo la Lettera agli Ebrei, questa fede è "fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono" (11,1). Rende partecipi dei beni divini. Può essere compresa anche in termini di fiducia esistenziale nella potenza e nell'amore di Dio, nell'accettazione delle promesse escatologiche, così come sono state realizzate nella persona del Signore Gesù Cristo. Ma secondo quanto afferma la stessa Lettera agli Ebrei la fede esige, inoltre, un atteggiamento nei confronti dell'esistenza e del mondo. Questo at­teggiamento e caratterizzato dalla disponibilità a sacrificare la propria volontà e a offrire la propria vita a Dio e agli altri uomini, come ha fatto Gesù sulla croce. La fede associa alla testimonianza di Cristo e «al nugolo di testimoni» (12,1) che circonda la Chiesa.

(11) La fede quindi implica una risposta cosciente e libera da parte dell'uomo e un continuo cambiamento del cuore e dello spiri­to. Di conseguenza, è un cambiamento interiore e una trasformazio­ne, essa fa dimorare nella grazia dello Spirito santo che rinnova l'uo­mo. Essa postula l'orientamento alle realtà del Regno che viene e che già fin d'ora comincia a trasformare le realtà di questo mondo.

(12) La fede è presupposta al battesimo e a tutta la vita sacra­mentale che ne segue. Mediante il battesimo, in realtà, si parteci­pa alla morte e alla risurrezione di Gesù Cristo (cfr. Rm 6). E così prende inizio un processo che si sviluppa lungo tutta l'esistenza cristiana.

2. L'espressione liturgica della fede

(13) Nella Chiesa, i sacramenti sono il luogo per eccellenza in cui la fede è vissuta, trasmessa e professata. Nella tradizione litur­gica bizantina, la prima preghiera del rito per accogliere il catecu­meno domanda al Signore, per il candidato: "Riempilo di fede, di speranza e di amore verso di te, affinché egli comprenda che tu sei 1'unico vero Dio, insieme all'unico tuo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, e il tuo Santo Spirito". Similmente la prima doman­da che la Chiesa rivolge al candidato al battesimo nella tradizione liturgica latina, è la seguente: "Che cosa domandi alla Chiesa di Dio?". E il candidato risponde: "La fede". "La fede che cosa ti dona?". "La vita eterna".

(14) Le nostre due Chiese esprimono la loro convinzione in questo campo attraverso 1'assioma: "Lex orandi lex credendi". Per esse la tradizione liturgica è interprete autentica della rivela­zione e perciò criterio della professione della vera fede. Infatti è nell'espressione liturgica della fede delle nostre Chiese che la te­stimonianza dei Padri e dei concili ecumenici celebrati insieme non cessa di essere, per il popolo credente, la guida sicura della fe­de. Indipendentemente dalla diversità dell'espressione teologica, questa testimonianza che rende esplicito il "kerygma" delle sacre Scritture, è attualizzata nella celebrazione liturgica. Da parte sua, la fede proclamata nutre la preghiera liturgica del popolo di Dio.

3. Lo Spirito santo e i sacramenti

(15) I sacramenti della Chiesa sono "sacramenti della fede", per cui Dio Padre esaudisce l'epiclesi in cui la Chiesa esprime la sua fede mediante questa preghiera per la discesa dello Spirito santo, che introduce nella pienezza della salvezza in Cristo. Il Cristo costituisce la Chiesa come suo corpo. Lo Spirito santo edi­fica la Chiesa. Nella Chiesa non esistono doni che non siano a lui attribuiti (Basilio Magno, PG 30,289). I sacramenti sono dono e grazia dello Spirito santo, in Gesù Cristo, nella Chiesa. Questo è espresso in maniera molto concisa in un inno ortodosso di Pentecoste: "Lo Spirito santo è l'autore di ogni dono. Egli fa sca­turire le profezie. Egli rende perfetti i presbiteri. Egli insegna la sapienza agli ignoranti. Egli trasforma dei pescatori in teologi e consolida l'istituzione della Chiesa".

(16) Ogni sacramento della Chiesa conferisce la grazia dello Spirito santo, essendo, in maniera indissociabile, segno che fa me­moria di quanto Dio ha compiuto in passato, segno che manifesta ciò che egli compie nel fedele e nella Chiesa, segno che annuncia e anticipa l'adempimento escatologico. Così nella celebrazione sa­cramentale la Chiesa manifesta, illustra, confessa la sua fede nel­l'unitarietà del disegno di Dio.

(17) Si noterà che tutti i sacramenti hanno un rapporto es­senziale con l'eucaristia. Essa è la proclamazione della fede per ec­cellenza da cui ogni confessione deriva e alla quale è ordinata. Solo essa infatti proclama pienamente, nella presenza del Signore realizzata dalla potenza dello Spirito, la meravigliosa opera di Dio. Infatti il Signore fa passare sacramentalmente la sua azione nella celebrazione della Chiesa. I sacramenti della Chiesa trasmettono la grazia, esprimono e fortificano la fede in Gesù Cristo e sono in questo modo delle testimonianze della fede.

4. La fede formulata e celebrata nei sacramenti: i simboli della fede

(18) Durante l'assemblea eucaristica, la Chiesa celebra l'e­vento del mistero della salvezza nella preghiera eucaristica (anafo­ra) per la gloria di Dio. Il mistero che essa celebra è lo stesso che essa confessa accogliendo il dono salvifico.

(19) Benché il contenuto e le finalità della celebrazione eucari­stica siano rimasti identici nelle Chiese locali queste, tuttavia, hanno usato formulazioni diverse e lingue diverse che, secondo il genio delle varie culture, mettono in rilievo aspetti e implicazioni particolari dell’unico evento della salvezza. In questo modo, le nostre due tradizioni — orientale e occidentale — comportano, proprio nel cuo­re della vita ecclesiale che è la sinassi eucaristica, una certa diversità nella formulazione del contenuto della fede celebrata.

(20) Fin dalle origini, l'amministrazione del battesimo è lega­ta a una formulazione della fede attraverso la quale la Chiesa locale trasmette al catecumeno il contenuto essenziale della dottrina degli apostoli. Questo simbolo della fede enuncia, in forma sinte­tica, l'essenziale della tradizione apostolica, articolata principal­mente sulla confessione della fede nella santa Trinità e nella Chiesa. Quando le Chiese locali confessano la vera fede, esse tra­smettono nel rito del battesimo questa unica fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito santo. Tuttavia, seguendo i tempi e i luoghi, la formulazione della fede e stata resa esplicita in maniera diffe­rente secondo quanto richiedevano le circostanze utilizzando ter­mini e proposizioni che non erano identici nei vari formulari. Tutti però restavano fedeli al contenuto della fede. La Chiesa d'Oriente nel suo rituale per il battesimo usa il simbolo di fede ni­ceno-costantinopolitano. Fedele alla sua tradizione, la Chiesa d'Occidente trasmette al catecumeno il simbolo cosiddetto "degli apostoli". Le differenti formulazioni delle Chiese non indicano, in se stesse, nessuna divergenza circa il contenuto della fede tra­smessa e vissuta.

5. Le condizioni della comunione di fede

(21) La prima condizione per una vera comunione fra le Chiese è che ciascuna faccia riferimento al simbolo di fede niceno-­costantinopolitano come norma necessaria della comunione del­l'unica Chiesa diffusa su tutta la terra e attraverso i secoli. In que­sto senso, la vera fede e supposta dalla comunione nei sacramenti. La comunione non è possibile se non fra Chiese che hanno in co­mune la fede, il sacerdozio e i sacramenti. In forza di questo rico­noscimento reciproco dell'identità e dell'unicità della fede (come anche del sacerdozio e del sacramento), trasmessa da ognuna del­le Chiese locali, esse si riconoscono le une le altre come vere Chiese di Dio e ogni fedele e accolto dalle Chiese come fratello o sorella nella fede. Ma nello stesso tempo la fede e approfondita e illuminata dalla comunione ecclesiale, vissuta in ciascuna comu­nità nei sacramenti. Questa qualificazione ecclesiale della fede, come frutto della vita sacramentale, si verifica a diversi livelli del­l'esistenza ecclesiale.

(22) Innanzi tutto, mediante la celebrazione dei sacramenti, l'assemblea proclama la sua fede, la trasmette e l'assimila.

(23) In secondo luogo, nella celebrazione dei sacramenti ogni Chiesa locale esprime la sua natura profonda. Essa è in continuità con la Chiesa degli apostoli e in comunione con tutte le Chiese che condividono la stessa e unica fede e celebrano i medesimi sacra­menti. Nella celebrazione sacramentale di una Chiesa locale, le al­tre Chiese locali riconoscono l'identità della loro fede e sono in questo modo confortate nella loro propria vita di fede. Così la ce­lebrazione dei sacramenti conferma la comunione di fede fra le Chiese e la manifesta. Per questo il fedele di una Chiesa locale in essa battezzato, può ricevere i sacramenti in un'altra Chiesa loca­le. Questa comunione nei sacramenti esprime l'identità e l'unicità della vera fede condivisa dalle Chiese.

(24) L'identità della fede è espressa e rafforzata dall'atto sa­cramentale, in modo speciale dalla concelebrazione eucaristica dei rappresentanti di diverse Chiese locali. Per questo i concili, nei quali i vescovi condotti dallo Spirito santo esprimono la verità della fede della Chiesa, sono sempre nel contesto della celebrazio­ne eucaristica. Proclamando l'unico mistero di Cristo e condivi­dendo l'unica comunione sacramentale, i vescovi, il clero e tutto il popolo cristiano, insieme riuniti, sono in grado di testimoniare la fede della Chiesa.

6. La vera fede e la comunione nei sacramenti

(25) L'identità della fede è, quindi, un elemento essenziale della comunione ecclesiale nella celebrazione dei sacramenti.

Però una certa diversità di formulazione non compromette la koinonia fra le Chiese locali quando ciascuna Chiesa, sotto la varietà delle formulazioni, può riconoscere l'unica fede autentica ricevuta dagli apostoli.

(26) Durante i secoli della Chiesa indivisa la varietà delle espressioni teologiche dell'unica dottrina non metteva in pericolo la comunione sacramentale. Dopo lo scisma, l'Oriente e l'Occidente continuarono a svilupparsi, ma in modo separato. Quindi, mancò loro la possibilità di prendere all'unanimità decisioni valide per gli uni e per gli altri.

(27) La Chiesa, in quanto "colonna e fondamento della verità" (1Tm 3,25), custodisce il deposito della fede puro e inalterato, tra­smettendolo fedelmente ai suoi membri. Quando l'autentico insegnamento o l'unità della Chiesa erano messe in pericolo dall'eresia o dallo scisma, la Chiesa, fondandosi sulla Bibbia, sulla tradizione vivente e sulle decisioni dei concili precedenti, definiva nel concilio ecumenico la retta fede in maniera autentica e infallibile.

(28) Quando appare evidente che le differenze significano il rifiuto di dogmi precedenti della Chiesa e non si tratta di semplici differenze di espressione teologica, in questo caso ci si trova chia­ramente davanti a una vera divisione sulla fede. Allora la comu­nione sacramentale non e più possibile. La fede infatti dev'essere confessata con parole che esprimono la verità stessa. Tuttavia, la vita della Chiesa può comportare delle nuove espressioni verbali della fede, "trasmessa ai credenti una volta per tutte" (Gd 3), quando nuove necessità storiche e culturali lo richiedono, avendo l'esplicita volontà di non cambiare il contenuto della dottrina. In questi casi, l'espressione verbale può diventare normativa per l'u­nanimità della fede. Questo processo esige elementi di giudizio che permettano di distinguere tra sviluppi legittimi, compiuti sot­to l'ispirazione dello Spirito santo, e no.

Ad esempio:

(29) La continuità della tradizione: a nuovi problemi la Chiesa deve dare risposte appropriate, fondate sulla Scrittura, in armonia e continuità essenziali con i precedenti enunciati dei dogmi.

(30) Il significato dossologico della fede: ogni sviluppo li­turgico in una Chiesa locale deve poter essere visto dalle altre come conforme al mistero della salvezza così com'e stato ricevu­to e celebrato.

(31) Il significato soteriologico della fede: ogni espressione della fede deve tener presente il destino ultimo dell'uomo figlio di Dio per grazia, nella sua deificazione mediante la vittoria sulla morte e nella trasfigurazione della creazione.

(32) Se una formulazione della fede contraddice l'uno o l'al­tro di questi criteri, essa diventa un ostacolo alla comunione. Ma se, al contrario, tale formulazione particolare della fede non contraddice nessuno di questi criteri, allora tale formulazione può es­sere considerata come un'espressione legittima della fede, poiché non rende impossibile la comunione sacramentale.

(33) Ciò esige che la teologia dei "teologumeni" sia conside­rata attentamente. Similmente è necessario prendere in esame l'eventuale sviluppo concreto intervenuto all'interno di una parte della cristianità per vedere se può essere considerato dall'altra parte come uno sviluppo legittimo. Inoltre, è doveroso ammettere che spesso il significato dei termini è cambiato con il passare del tempo. Di conseguenza, è necessario sforzarsi di comprende­re ogni formula secondo l'intenzione dei suoi autori, allo scopo di non introdurre elementi estranei, nè tralasciare elementi che, se­condo il pensiero degli autori, sono evidenti.

7. L'unità della Chiesa nella fede e nei sacramenti

(34) Nella Chiesa, la funzione dei ministri è, innanzi tutto, quella di conservare, garantire e far crescere la comunione nella fede e nei sacramenti. I vescovi, in quanto ministri dei sacramenti e dottori nella fede, assistiti da altri ministri, proclamano la fede della Chiesa, esprimono il contenuto e le sue applicazioni per la vita cristiana e la difendono dalle interpretazioni erronee che fal­serebbero o comprometterebbero la verità del mistero salvifico.

(35) Le attività caritative dei ministri o le posizioni che essi as­sumono di fronte ai problemi di un'epoca o di un ambiente deter­minato, sono inseparabili dalle loro funzioni di annuncio e di in­segnamento della fede, da una parte, e dalla celebrazione del culto e dei sacramenti, dall'altra.

(36) In tal modo, l'unità della fede all'interno di una Chiesa locale e fra le Chiese locali ha per garante e giudice il vescovo, te­stimone della tradizione in comunione con il popolo. Essa è inseparabile dall'unità della vita sacramentale. La comunione della fe­de e la comunione dei sacramenti non sono due realtà distinte. Esse sono due aspetti della medesima realtà, che lo Spirito santo promuove, accresce e custodisce presso i fedeli.

II. I sacramenti dell'iniziazione cristiana: il loro rapporto con l'unità della Chiesa

(37) L'iniziazione cristiana è un tutto in cui la confermazione è il perfezionamento del battesimo e l'eucaristia il compimento di tutti e due.

L'unità del battesimo, della confermazione e dell'eucaristia in una sola realtà sacramentale non nega, però, la loro specificità. Così, il battesimo nell'acqua e nello Spirito è la partecipazione al­la morte e alla risurrezione di Cristo e la nuova nascita mediante la grazia. La confermazione è il dono personale dello Spirito al bat­tezzato, ricevuta con le dovute condizioni l'eucaristia, mediante la comunione con il corpo e il sangue del Signore, dona la parteci­pazione al regno di Dio, e comporta il perdono dei peccati, la co­munione alla stessa vita divina e l'appartenenza alla comunità escatologica.

(38) La storia dei riti battesimali in Oriente e in Occidente, come anche il modo con cui i padri comuni interpretavano il si­gnificato dottrinale dei riti, dimostrano chiaramente che i sacra­menti dell'iniziazione formano un'unità. Questa unità è fortemen­te affermata dalla Chiesa ortodossa. Ma anche la Chiesa cattolica, da parte sua, la sostiene ugualmente. Infatti, il nuovo Rituale ro­mano di iniziazione dichiara che "I tre sacramenti dell'iniziazione sono così intimamente fra loro congiunti, che portano i fedeli a quella maturità cristiana per cui possano compiere, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria del popolo di Dio" (Introduzione generale 2).

(39) Il modello di amministrazione dei sacramenti che si è svi­luppato molto presto nella Chiesa dimostra che essa vedeva le varie tappe dell'iniziazione come integranti, teologicamente e liturgicamente, l'incorporazione a Cristo mediante l'entrata nella Chiesa e la crescita in lui attraverso la comunione al suo corpo e al suo sangue nella stessa Chiesa. Tutto questo è realizzato dallo Spirito santo che fa del credente un membro del corpo del Signore.

(40) Questo antico modello includeva gli elementi seguenti:

(41) 1. Per gli adulti un periodo di prova spirituale e di istru­zione, durante il quale i catecumeni erano formati a essere incor­porati definitivamente alla Chiesa.

(42) 2. Il battesimo, amministrato dal vescovo, attorniato dai presbiteri e dai diaconi, o amministrato dai presbiteri assistiti dai diaconi, era preceduto da una professione di fede e da varie inter­cessioni e azioni liturgiche.

(43) 3. La confermazione o cresima, amministrata dal vescovo in Occidente, dal presbitero in assenza del vescovo in Oriente me­diante l'imposizione delle mani o l'unzione del santo crisma, o dai due.

(44) 4. La celebrazione della santa eucaristia, durante la quale i neobattezzati e confermati erano ammessi alla piena partecipa­zione al corpo di Cristo.

(45) Questi tre sacramenti erano amministrati durante un'u­nica e complessa celebrazione liturgica. Seguiva un periodo di ul­teriore maturazione catechetica e spirituale mediante l'istruzione e la frequente partecipazione all'eucaristia.

(46) Questo modello rimane l'ideale per le due Chiese, perché è quello che corrisponde più fedelmente all'indicazione della tradizione scritturistica e apostolica, frutto delle Chiese cristiane primitive che vivevano in piena comunione fra di loro.

(47) Il battesimo degli infanti che è stato praticato fin dalle origini, è divenuto nella Chiesa la procedura più comune per in­trodurre nuovi cristiani nella piena vita della Chiesa. D'altra par­te, nella pratica liturgica sono stati introdotti alcuni cambiamenti locali, tenendo conto dei bisogni pastorali dei fedeli. Questi cam­biamenti non hanno inciso sulla comprensione teologica dell'u­nità fondamentale nello Spirito santo di tutto il processo dell'ini­ziazione cristiana.

(48) In Oriente è stata mantenuta l'unità temporale della ce­lebrazione liturgica dei tre sacramenti, sottolineando in questo modo l'unità dell'opera dello Spirito santo e la pienezza dell'incorporazione del bambino nella vita sacramentale della Chiesa.

In Occidente, sì è spesso preferito differire la confermazio­ne in modo tale da conservare il collegamento del battezzato con il vescovo. Perciò i presbiteri non sono stati ordinariamente abili­tati ad amministrare la confermazione.

(49) I punti essenziali della dottrina del battesimo sui quali le due Chiese sono unanimi sono i seguenti:

1. necessità del battesimo per la salvezza;

2. effetti del battesimo, in particolare la nuova vita in Cristo e la liberazione dal peccato originale;

3. incorporazione alla Chiesa mediante il battesimo;

4. rapporto del battesimo con il mistero della Trinità;

5. legame essenziale del battesimo con la morte e risurrezione del Signore;

6. ruolo dello Spirito santo nel battesimo;

7. necessità dell'acqua che manifesta il carattere del battesimo come bagno nella nuova nascita.

(50) Esistono, d'altra parte, delle differenze fra le due Chiese circa il battesimo:

1. la Chiesa cattolica, pur riconoscendo l'importanza primor­diale del battesimo per immersione, pratica abitualmente il batte­simo per infusione;

2. nella Chiesa cattolica un diacono può essere ministro ordi­nario del battesimo.

(51) Inoltre, in alcune Chiese latine, per ragioni pastorali — ad esempio, per preparare meglio i confermandi alla soglia dell'adole­scenza — si è gradualmente diffusa l'usanza di ammettere alla prima comunione battezzati che non hanno ancora ricevuto la conferma­zione e, tuttavia, le direttive disciplinari che richiamavano l'ordine tradizionale dei sacramenti dell'iniziazione cristiana non sono mai state abrogate. Questa inversione, che provoca comprensibili obie­zioni o riserve da parte sia degli ortodossi che di cattolici romani, chiama a una profonda riflessione teologica e pastorale, perché la pratica pastorale non deve mai dimenticare il senso della tradizione iniziale e la sua importanza dottrinale. D'altra parte, è necessario ri­cordare qui che il battesimo, conferito a partire dall'età della ragio­ne, nella Chiesa latina è sempre seguito ormai dalla confermazione e dalla partecipazione all'eucaristia.

(52) Allo stesso tempo, le due Chiese sono preoccupate dal­la necessità di assicurare la formazione spirituale del neofita nel­la fede. Per questo motivo, esse tengono a sottolineare, da una parte, che vi è un legame tra l'azione sovrana dello Spirito, che realizza mediante i tre sacramenti la piena incorporazione della persona alla vita della Chiesa, la risposta della Chiesa e quella della sua comunità di fede e, dall'altra parte, che la piena illumi­nazione della fede non è possibile se non quando il neofita, qua­lunque sia la sua età, abbia ricevuto i sacramenti dell'iniziazione cristiana.

(53) Infine, si ricorda che il concilio di Costantinopoli, cele­brato congiuntamente dalle due Chiese nell'879-880, ha stabilito che ogni sede conservasse gli antichi usi della propria tradizione, la Chiesa di Roma quelli che le sono propri e quella di Costantinopoli i suoi, e similmente le sedi dell'Oriente (cfr. Mansi XVII,489b).

Fede, Sacramenti e Unità della Chiesa